Intorno all’Amiata ci sono cinque doc, che molto devono ai buoni influssi della montagna: il Montecucco e l’Orcia, il Nobile, il Brunello e il Morellino. E se non ci sono dubbi sulla qualità dei vini di Montalcino e Montepulciano, che costituiscono l’orgoglio della Toscana del sud, ormai non ce ne sono più neppure per il Montecucco e l’Orcia doc, che dagli anni Novanta a oggi hanno mostrato di che stoffa siano fatti. Ci sono tuttavia anche altri vini sull’Amiata, quelli prodotti dai nonni, la cui origine si perde nella notte dei tempi. Racconta la leggenda che Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, di passaggio sull’Amiata per acquistare vino a Pitigliano, fu ospite dei Carli – nobile famiglia di Abbadia San Salvatore – i quali gli fecero degustare il vino amiatino – Cinigiolo, Novembrino e Vermentino – fermentato in enormi vasche di pietra vulcanica locale. Conclusione della vicenda: il principe non andò più a Pitigliano, ma volle sempre acquistare il vino delle nostre vigne. Non meno principesco è il Sacromonte del Potentino, da qualche tempo anche in versione Riserva, prodotto nel Castello alle pendici di Seggiano. Per degustare il vino, da non perdere la festa dell’uva di Cinigiano nei primissimi giorni di ottobre e Cantine Aperte a Castel del Piano, comune che comunque organizza di frequente – anche in occasioni meno autunnali – degustazioni di Montecucco DOC.