Abbadia San Salvatore, posto a 832 metri sopra il livello del mare, è il paese più antico e popoloso del Monte Amiata. Le prime frequentazioni umane sono attestate già a partire dal periodo protostorico, come testimonia la figura di un arciere dipinta all’interno di un riparo naturale.

Il nome del paese deriva dall’antichissima abbazia benedettina fondata nella prima metà dell’VIII secolo. La fondazione del monastero del S.S.mo Salvatore al Monte Amiata fu voluta dal re longobardo Ratchis al quale, secondo la leggenda, apparve il Salvatore sopra alla cima di un abete bianco. Tale apparizione è rappresentata nello stemma del Comune, dove però l’albero di abete è sostituito dal castagno, a simboleggiare quella che è stata per secoli la prima di fonte di sostentamento delle comunità locali.

L’abbazia, della quale fu primo abate Erfo, nobile longobardo, era situata in un luogo climaticamente favorevole e ricco di acque, un punto strategico per lo sfruttamento e il controllo della zona che arrivava fino alla valle del Paglia.

Posta come tappa sulla futura via Francigena o Romea, San Salvatore in poco tempo divenne una delle più potenti e ricche abbazie della Toscana meridionale.

L’importanza dell’abbazia come luogo di pellegrinaggio e di venerazione è comprovata da documenti imperiali altomedioevali. Le relazioni con l’impero e la Francigena spiegano i preziosi oggetti d’arte conservati: la Casula di San Marco, piviale sciamito del secolo VIII; il reliquiario scoto irlandese dell’VIII secolo; il Crocifisso ligneo di fine sec. XI, forse di artista della Borgogna o di artista della Westfalia o Svevia; il busto reliquiario di San Marco Papa, patrono del paese celebrato il 19 settembre.

Presso l’abbazia per secoli è stata conservata la cosiddetta Bibbia Amiatina. Realizzata nei monasteri di Jarrow e Wearmouth in Northumbria, di dimensioni imponenti, fu donata al papa Gregorio II. A partire dal XV secolo, per motivi ancora dubbi, il magnifico cimelio trovò dimora presso l’abbazia fino al 1782, data in cui la bibbia, per ordine del Granduca Pietro Leopoldo di Toscana fu trasferita nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze.

Fra le personalità che fecero sosta nel monastero si ricorda la permanenza negli anni 938-940 di Oddone, abate di Cluny, in viaggio verso Roma, che soggiornò presso l’abbazia per via delle forti nevicate e Carlo Magno che vi sostò nell’800 quando il suo esercitò, colpito dalla peste, fu  curato dai monaci benedettini.

Pio II nei suoi Commentarii, uno dei libri più belli e profondi del primo Rinascimento, descrive Abbadia San Salvatore, e non senza entusiasmo, come un posto molto felice. Costruito con la pietra locale vulcanica, la “trachite”, il Castel di Badia divenne uno dei più importanti borghi della Toscana meridionale. Fu conteso tra Orvieto e Siena nel XIII secolo, finché entrò sotto il controllo senese nel 1347. La prima fase insediativa murata, può essere individuata con la sua forma ovale avente un’unica via all’interno: la Castellina, essa posta a poche centinaia di metri dall’Abbazia fu il primo nucleo del castello. Il successivo ampliamento del castrum fu impostato su quattro assi viari che vanno da nord a sud e che si volgono verso il cuore del centro storico, ossia Piazza Santa Croce dov’è collocata la chiesa e il Palazzo Pubblico. Le quattro direttrici principali sono Via dei Fabbri (oggi Garibaldi), Via di Mezzo (Maraghini), Corso Maggiore (Filippo Neri) e Via Mazzini posto verso la Valle del Paglia. Le porte di accesso del borgo sono La Porta dell’Abbadia, che si apre verso l’abbazia, La Porta Nuova o del Torrione che si apre verso la Valle del Paglia, La Porticciola che collega il castello al borgo e infine la Porta del Cassero, dove sorgeva la struttura fortificata più importante e che si apre verso il Monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale.

In epoca moderna il cinabro è stato l’elemento che trasformò il Monte Amiata in uno dei più importanti centri minerari del mondo per la produzione di mercurio e la miniera di Abbadia San Salvatore divenne tra le più importanti a livello mondiale. Aperta da tecnici e banchieri tedeschi nel 1897 trasformò il volto e l’economia di Abbadia San Salvatore rendendolo ben presto uno dei paesi montani più ricchi d’Italia. Grazie alla nuova economia industriale il paese crebbe sia dal punto di vista demografico che urbanistico. Chiusa nel 1976 l’area mineraria è diventata un parco di archeologia industriale, fiore all’occhiello del Parco Nazionale delle Miniere dell’Amiata.