Seggiano, posto a 491 metri sopra il livello del mare, è il più basso dei Comuni che si dividono il cono amiatino. Abitato indubbiamente nel periodo etrusco, come stanno a dimostrare i numerosi reperti rinvenuti nel territorio, il suo toponimo è stato oggetto di svariate disquisizioni da parte degli storici.

Chi vi ravvisa una Sedes Jani per un tempio o un’aria votiva sacra a Giano bifronte, divinità etrusca prima di essere romana; chi un insediamento Sergianus o Serzanus da una probabile gens sergia; chi una proprietà di un famoso ministro chiamato Sejanus.

L’esistenza di Seggiano viene attestata per la prima volta nell’anno 903.In quell’anno il casale Senganu o Sergiano risulta in possesso dell’Abbazia amiatina di S.Salvatore. Nel 1216 con bolla del 20 dicembre papa Onorio III conferma al Monastero di S.Antimo varie chiese, fra le quali anche quella di S.Bartolomeo a Seggiano.Da questo documento costatiamo l’influenza su Seggiano da parte della vicina Abbazia di Valle Starcia.

Tuttavia agl’inizi del secolo XIII già risulta costituita in Seggiano una comunità locale autonoma che, sebbene fosse inclusa nell’ambito del dominio signorile di S.Salvatore e di S.Antimo, si muoveva nella sfera politica di Siena.

Nel 1255 i senesi già ambivano al reale possesso di Seggiano scendendo a trattative con l’Abbazia di S.Antimo. Dieci anni dopo, tra il 1265 e il 1266, l’autorità senese sopra Seggiano si consolidava con l’istituzione di ufficiali di nomina cittadina e con l’aquisizione del cassero e il rafforzamento delle strutture difensive.

Sotto il dominio di Siena, Seggiano appare un paese prospero e felice.La proprietà fondiaria era divisa fra il Comune e le 363 famiglie che vi abitavano in pace e in abbondanza di beni.

Fino al 1248 fu sotto il dominio dell’Abbazia del SS. Salvatore. Passò poi in possesso di quella di Sant’Antimo nel 1255 che, dopo faticosi negoziati, ne fece cessione alla Repubblica di Siena.

Prima di passare sotto il Granducato di Toscana subì il dominio di due potenti famiglie, gli Ugurgieri ed i Salimbeni, ma non rinunciò mai a lottare con lo spirito libertario ben leggibile nei suoi statuti, riscritti nel 1561 a somiglianza dei più antichi risalenti all’inizio del XIV sec.

Seggiano dà il suo nome all’olio DOP di Olivastra seggianese, la cui produzione si estende anche ai comuni limitrofi di Arcidosso, Castel del Piano, Cinigiano, Santa Fiora, Roccalbegna, Semproniano e parte del Comune di Castell’Azzara, rappresentandone identità e territori. Ciò che rende veramente straordinaria questa terra, per i cittadini come per i visitatori, è che in essa è possibile fare un vero e proprio viaggio nella varietà dell’eccellenza alimentare del nostro paese: dall’olio DOP di olivastra alla castagna IGP, al vino Montecucco DOC, dalle ciliegie allo zafferano, dalle patate al grano, ai salumi e alle carni, etc. Si tratta cioè di un emblematico contesto italiano, nel quale eccellenza e varietà dei prodotti caratterizzano il tessuto e la tradizione agricola.

A Seggiano è presente un Museo dell’Olio dove il percorso espositivo si snoda nel centro storico del borgo e la tappa più importante è rappresentata dalla grande cisterna situata sulla cinta muraria dove al suo interno è stata creata un’installazione unica nel suo genere. Si tratta di un olivo recuperato da una frana le cui radici sono sospese all’interno della struttura. Questa pianta è la più grande del mondo alimentata con tecnologia aeroponica; in pratica vapore acqueo, la cui realizzazione è stata sperimentata e verificata presso il laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale della Facoltà di Agraria di Firenze, partner scientifico del progetto.

Di rilievo internazionale è anche il Giardino di Daniel Spoerri, un grande parco di installazioni e sculture iniziato nel 1991 da un’artista di cittadinanza svizzera ma di origine rumena.  Ispirato la Parco dei Mostri di Bomarzo, il giardino si estende per oltre 15 ettari, dove le sculture compaiono man mano che si procede, offrendo analoghe sensazioni a quelle dei giardini rinascimentali e barocchi.