Le zone collinari, di composizione prevalentemente argillosa, erano originariamente dominate da un’estesa vegetazione arbustiva. A seguito dell’intervento di regimazione delle acque, finalizzato al recupero delle porzioni di territorio da destinare allo sfruttamento agricolo, in queste zone sono state avviate colture cerealicole e di erbe officinali. Sempre nelle zone collinari sono presenti aree residuali di boschi misti, caratterizzate dalla presenza di cerro, leccio, roverella, carpino, carpinello, acero, perastro, corniolo e olmo.

La fascia che va dagli 800 fino ai 1100 metri sopra il livello del mare è dominata da estesi castagneti.

Il castagno, l’albero del pane come lo definì Senofonte nel IV secolo a.C,  è stato una risorsa indispensabile per la popolazione umana e animale del territorio amiatino. Le castagne una volta raccolte, venivano poste e lasciate ad essiccare all’interno di edifici, i cosiddetti seccatoi; dopodiché venivano portate ai molini per essere macinate e trasformate in farina, con la quale si produceva principalmente il “pan di legno” e la polenta dolce.

Al di sopra della fascia del castagno, fino alla vetta della montagna, si trova la più grande faggeta d’Italia, un vero spettacolo della natura. In estate la grande foresta di faggio si può assaporare in più modi. Percorrendo in auto con calma per le strade che portano alla vetta, camminando immersi nel silenzio nei numerosi sentieri della Macchia Faggeta, fermandosi per un pic-nic nelle aree di sosta attrezzate in pieno relax a contatto con la natura.

Oltre al castagno e al faggio sulla montagna sono presenti altre essenze come l’acero di monte, l’acero riccio, l’ontano bianco, l’ontano nero, la farnia, la rovere, il frassino maggiore, il sorbo degli uccellatori ed infine l’abete bianco. Quest’ultimo, del quale rimango ad oggi solo limitate abetine, era impiegato nell’antichità dai Romani per diversi scopi.

Il sottobosco è ricco di pinte come fragoline di bosco, lamponi, piante officinali e  ovviamente i funghi.
Quattro le specie di porcini che si trovano in zona, il Boletus reticulatus, caratterizzato dal profumo fresco e localizzato sotto la quercia o il castagno; il Boletus aereus, dal cappello vellutato, localizzato pure sotto la quercia o il castagno; il Boletus pinicola, dal cappello molto scuro e dalla crescita esplosiva che può superare il mezzo chilo di peso e infine il classico Boletus edulis, che si trova ai piedi del faggio ed è l’ultimo a chiudere la stagione dei funghi: seccato, mantiene un profumo eccezionale anche per più di un anno.
Oltre ai porcini, si raccolgono il giallarello, il verdone, i cucchi, i pinaroli, le famigliole, le paiciole e decine di piccoli, gustosissimi funghi il cui utilizzo caratterizza la squisita zuppa di funghi amiatina. Più recente è l’attenzione riservata ai tartufi, trascurati dalla gastronomia tradizionale ma apprezzatissimi da quella moderna. Sono presenti sull’Amiata il tartufo bianco, il tartufo uncinato, lo scorzone e il tartufo nero di Norcia, in prevalenza nel territorio di Castell’Azzara.