Il paese di Arcidosso, ubicato a 679 metri sopra il livello del mare, si trova sulle pendici occidentali del monte Amiata. Il suo nome è citato per la prima volta in un documento del 4 marzo 860 come possesso dei monaci dell’abbazia di San Salvatore. Il toponimo deriva probabilmente dai sostantivi latini arx e dossum, ossia fortezza e dosso. Dal XII secolo, entrò a far parte dei domini della potente famiglia degli Aldobrandeschi, che lo fortificarono ed eressero il castello. Il centro storico si sviluppa a semicerchio attorno alla rocca aldobrandesca, sulla pendice occidentale della collina. La rocca, è composta da un edificio a complessa pianta quadrangolare con un’altra base a scarpa; verso nord vi è addossata un’altissima torre quadrangolare con coronamento merlato. Fu costruita con l’aiuto degli abitanti di Casal Roveta, Talassa e Montoto.
Nel 1331 Guidoriccio da Fogliano lo cinse d’assedio per la Repubblica di Siena e gli Aldobrandeschi dovettero cederlo per 10.000 fiorini. Nel 1559 passò ai Medici di Firenze, che nominarono in loco un capitano di giustizia. Divenne la capitale amministrativa dell’Amiata e ricevette le visite dei Granduchi Cosimo II nel 1612 e Leopoldo II nel 1842.
A pochi metri dal castello si trova la chiesa di San Niccolò, il patrono del paese, celebrato il 6 dicembre. All’interno sono conservati una pregevole acquasantiera di Pietro Amati ed un crocefisso ligneo cinquecentesco. Il borgo si avvolge fino ai piedi del castello, dove stemmi, iscrizioni, decorazioni, affiorano sulle pareti e nei cornicioni.
Arcidosso è un luogo di fede di notevole importanza. Tutto ruota intorno al vicino monte Labbro, fratello del monte Amiata, severo rilievo, prevalentemente calcareo, formato da caratteristiche rocce bianche, denudate dalla vegetazione sulla parte sommitale. Qui fu eretta nel 1869 la Torre del Movimento Giurisdavidico, fondato da David Lazzaretti, il cosiddetto “profeta dell’Amiata”, come simbolo della nuova alleanza fra uomo e Dio. Oggi è presente il Centro Studi David Lazzaretti, un’istituzione volta a documentare e divulgare la storia inerente alla vicenda del movimento religioso. Oltre al centro di documentazione c’è anche una sezione espositiva di tre sale principali, aperta al pubblico situata nella rocca aldobrandesca.
Nella seconda metà del’Ottocento l’esperienza del “Santo” s’innesta in una tradizione tutta amiatina, di misticismo popolare, che aveva i suoi precedenti nell’eremita cinquecentesco Brandano, il Pazzo di Cristo, e nell’ascetismo del vagabondo Baldassarre Audibert, l’uomo delle croci.
Ma il monte Labbro ha attirato anche l’attenzione di altre religioni. E’stato scelto per l’insediamento di una comunità culturale e religiosa, il Merigar, che opera nel campo della divulgazione e conservazione della cultura tibetana e che ha anche ospitato nel 1997 il Dalai Lama. Il fondatore è Chogyl Namkhai Norbu, nato nel Derge (Tibet Orientale) nel 1938, introdotto all’età dei sedici anni, alla conoscenza dell’insegnamento Dzogchen, un antico insegnamento che riguarda la vera natura di ogni essere.
Sempre sul monte Labbro, su un territorio di circa 200 ettari, si trova il Parco Faunistico del Monte Amiata. Al suo interno molte specie animali, vivono in condizioni di semilibertà in aree opportunatamente delimitate. Tra le specie più significative presenti del parco ci sono il cervo, il daino, il muflone, il camoscio e il capriolo, il lupo appenninico, l’autoctono asino crociato dell’Amiata e il capo vaccaio (un piccolo avvolotio).