acquadisfioraL’itinerario di Pio II sull’Amiata non era terminato. Bosio Sforza, principe di Santa Fiora, volle che il Pontefice lo visitasse nella sua cittadina. Ecco come andò, secondo le parole del Papa:

La città è adagiata su un alto scoglio, impervio per le rupi da ogni parte scoscese che si inabissano in profondissime valli. Solo da una parte aderente alla montagna si apre un accesso alle mura, protetto da un profondo fossato; qui innalzarono una fortezza; e finché questa è salva gli abitanti non hanno niente da temere.
Di qua e di là scaturiscono molte sorgenti di acqua limpidissima. A occidente sgorga un’imponente massa d’acqua che, dopo aver riempito un’ampia piscina, uscendone per mezzo di alcuni tubi cade con un grande scroscio nella valle sottostante. Nella piscina si allevano come in un vivaio trote enormi, di cui fu fatta una bella pesca alla presenza del Pontefice.
Il Pontefice discese anche nel corso inferiore del fiume dove nascono trote tra le più saporite di tutta l’Italia. Gli abitanti pescarono in sua presenza e ne presero molte.

A Santa Fiora in effetti ancora oggi viene allevato un tipo particolare di trota, detta Macrostigma, di carne pregiatissima. È possibile vederne alcuni giganteschi esemplari nella Peschiera, lo splendido giardino di delizie che, come si legge sopra, già esisteva al tempo di Pio II, probabilmente non essendo all’inizio che uno dei tanti laghetti che circondavano le falde vulcaniche dell’Amiata. Il giardino, come lo conosciamo oggi, fu ristrutturato nel 1851. Racconta Romei, nel libro Le miniere del Monte Amiata, pubblicato a Firenze nel 1890:

Ammirasi a questa [Peschiera] unito un delizioso parco all’inglese, fatto con arte dal duca Lorenzo, ed abbellito dal gusto delicato di donna Carolina… Ivi si intrecciano i rami del pino con quelli dell’abete e del cipresso. La magnolia odorifera ed i rododendri sono ombreggiati da grossi antichi castagni… Alle molteplici rose di variati colori sono unite le viole, le fucsie, le camelie ed i mughetti fragrantissimi; […] la prateria intersecata da ben disposti bianchi strabelli, ammorbiditi da trachitiche rene, che li conservano sempre asciutti; un largo fossato colmo di limpidissime acque la circonda, in cui guizzano allegre numerosissime trote. I verdi e spessi sedili servon di lieto riposo ai fortunati visitatori del delizioso giardino, che dal duca Lorenzo fu circondato da un alto oscurissimo muro, e la facciata prospiciente alla strada venne abbellita da grossi e ben collocati massi trachitici.

Alla Peschiera confluiscono tutte le acque del Fiora prima di venir captate dal più importante acquedotto della Maremma. Le sorgenti, sgorganti dalla roccia trachitica, sono uno spettacolo mozzafiato da vedere. Il fiume Fiora, dopo aver raccolto le acque di numerose sorgenti e parecchi corsi d’acqua superficiali, sviluppa il suo alveo per 68 km, attraversando i territori tufacei di Sovana e Pitigliano, per poi raggiungere il Mar Tirreno, all’altezza di Montalto di Castro. Affluiscono al fiume i fossi Famelico, Diluvio e Cadone, discendenti da Poggio Pinzi, a 1155 m, dalla Montagnola, a 1581 m e dall’Amiata stessa. Il più montano di tutti è il fosso del Fattucchiaio, che, con il nome suggestivo di Valle dell’Inferno, scende direttamente dalla vetta maggiore della montagna. Il fiume nasce a quota 646 metri. Sotto la Peschiera, più a valle, raccoglie anche altri affluenti e a tratti quasi combacia con l’Ombrone. Numerose sono le specie di pesci che si riproducono nel fiume, la trota fario, i barbi e i cavedani i più frequenti, oltre a vari macroinvertebrati, fondamentali indicatori biologici della qualità delle acque fluviali.
Altrettanto buona dell’acqua del Vivo, quella del Fiora è deliziosa da bere con piatti corposi, per il sapore quasi tannico e asciutto che la contraddistingue.