Ad Abbadia si possono degustare ottimi tipici di antica tradizione: dalla polenta fatta con farina di castagne ai funghi cucinati in vario modo, dalle castagne (gustosissime anche le grappe e i liquori che vengono distillati con esse dai produttori locali) ai meravigliosi dolci.
Tipica del paese è la torta detta “Ricciolina”, con una base tipo pasta frolla e un ripieno di cioccolata e mandorle. Il nome deriva dai riccioli di cioccolata che decorano la glassa d’uovo.
La maggior parte degli alberghi del luogo offre questi piatti meravigliosi…
Straordinaria la cena tipica della vigilia di Natale.
Una parte cospicua del Natale amiatino è infatti la preparazione dei vari pranzi e cene dei giorni di festa e in certi luoghi il menu è ancora rigorosamente quello dei contadini e dei minatori della prima metà del secolo scorso. La vigilia va rispettata scrupolosamente, come a Pasqua, per cui la cena del 24 dicembre non prevede piatti di carne, che però si preparano per l’indomani.
E mentre il menù natalizio può variare liberamente (anche se quasi mai mancano dalle tavole i tradizionali capponi, tacchini e arrosti misti o i tortellini in brodo, insieme ai dolci tradizionali), quello della vigilia è pressoché identico.
Si comincia con un antipasto che viene chiamato genericamente “Crostino”: un piatto a base di diverse specie di cavolo lesso, condito con olio, acciughe, aglio, aceto e versato su pane raffermo.
L’ingrediente principale è naturalmente il cavolo: fiore, verza, nero, broccoli, rape e quant’altro si possa trovare in questa stagione. Come primo di solito troviamo una minestra di ceci, condita con abbondante rosmarino, in cui vengono cotti i tagliatini, una pasta simile alle tagliatelle ma tagliata molto più fina.
I secondi possono variare, tuttavia – strano a dirsi per una montagna – sono soprattutto a base di pesce. Pesce povero, naturalmente: il baccalà arrosto con le patate, che era molto apprezzato dai minatori, i quali potevano, grazie ai metodi di conservazione sotto sale, gustarlo anche in montagna, oppure (pesce un po’ meno povero, soprattutto ai giorni nostri) l’anguilla in umido.
Più tradizionali sono invece le lumache, qui dette volgarmente lumacci, che richiedono una complessa preparazione. Vanno infatti purgate a lungo e quindi lavate, accertandosi che nessuna lumaca sia morta nel frattempo. I gasteropodi vengono quindi lessati, con o senza guscio, a seconda delle preferenze, e poi ancora cotti in sugo di pomodoro, con abbondante aglio.�
È un piatto gustosissimo, che non ha nulla da invidiare alle famose escargots francesi e che si può ancora trovare in qualche ristorante amiatino, non solo a Natale. Per la vigilia è particolarmente indicato, perché non è un piatto di carne vera e propria, anche se non si può dire neppure che sia un cibo da giorni di magro.