Ingredienti: farina di grano, farina di castagne, noci, uvetta, zucchero e vino bianco.

La ricetta è segretissima e pochissime persone sull’Amiata conoscono le dosi, ma non sono disposte a rivelarle. Il ciaramito è un antico dolce dell’Amiata grossetana – e nella fattispecie di Bagnolo, frazione di Santa Fiora – che veniva preparato dalle madri nelle occasioni di prossimi fidanzamenti: quando le figlie portavano in casa il futuro genero, era proprio il ciaramito che gli veniva offerto. Si tratta di un dolce povero, a base di farina di castagne, il prodotto principale della nostra montagna. Nelle famiglie più ricche, il ciaramito poteva essere servito con ricotta o con panna, che ammorbidiscono un dolce forse un po’ troppo asciutto. La riscoperta del ciaramito risale a non molti anni fa ed è dovuta alla signora Lucia Papini, che ha fondato – in base ai suoi studi sulle tradizioni popolari – una compagnia teatrale dialettale che prende appunto il nome dal dolce in questione. A Bagnolo non è impossibile trovare qualche casalinga che lo prepara, ma la ricetta più apprezzata è quella della cuoca Adele, che lo ha presentato nel suo ristorante fino alla fine dei suoi giorni. Una variante di Castell’Azzara si fa con uova, farina, zucchero, lievito naturale, semi di anice e strutto: si tratta in realtà del ciambellone della tradizione contadina, di colore scuro e lucido, perché viene spennellato con lo strutto prima di esser cotto in forno. Si impastano tutti gli ingredienti e si mette l’impasto nello stampo a ciambella, infornando a 180°C per mezzora.